Il poter scrivere su di me e i miei pensieri era una cosa che caratterizzava il mio vecchio blog. Ma chi l’ha detto che non possa farlo anche qui? Ecco che nasce questo nuovo tag, così che possa continuare a raccontarvi della mia vita, delle mie avventure, dello sfogo dei miei pensieri e dei miei sentimenti. Non che a voi importi qualcosa, è chiaro, ognuno di noi è preso dalle vicende della propria vita, ma più che altro serve a me perché ho capito che questo è l’unico modo con cui riesco a tirare fuori tutto quello che mi porto dentro. E che poi chiudo a chiave. La mia analista dice che non dobbiamo tenerci le cose dentro. Dobbiamo condividerle con gli altri. Beh, giusto o sbagliato che sia, io ci riesco così.
Da quando siamo tornati da Pisa i pensieri che martellano la mia testa sono sempre gli stessi: Che cos’ha mio figlio? Cos’è questa cosa tanto difficile che nessuno riesce a capire?…che nessuno ha mai visto? “Calcificazioni al cervello”. Così ci hanno detto. Ma nessuno sa dirci perché sono lì e quali saranno le conseguenze. Aspettare. Dobbiamo aspettare. Aspettare l’esito di altri esami. Aspettare risposte. Come se fosse facile aspettare una cosa così. Il pensiero di non sapere ci logora ogni giorno di più. E a chi raccontarlo? A chi spiegarlo? Il fatto che nessuno ci capirebbe ci porta a far finta che tutto vada bene, che siamo anche noi capaci di aspettare pazientemente delle risposte che vorremmo immediatamente (buone preferibilmente). E allora ti metti una maschera, indossi un sorriso e vai avanti. Fai passare i giorni e le ore. Devi farlo. Eh sì, devi farlo perché oltretutto c’è anche lei. Una bimba che diventa sempre più sospettosa, sempre più attenta alle parole che si dicono e a quelle che le si vuole nascondere. Non ha ancora compiuto 2 anni, ma la mia Sara ha già capito tutto. Certe volte mi sento così in colpa nei suoi confronti per averla catapultata in questo mondo con quello che dovrà affrontare che mi viene quasi da piangere. Ma anche le lacrime a casa mia vanno versate con moderazione. E solo quando si è soli. Perciò quando ci penso e quando mi sovvengono, devo trovare sempre la forza di rimandarle indietro. Sto diventando brava, devo ammetterlo. Si ingoiano i cosiddetti “rospi”. Io ho sempre odiato i rospi. Comunque, nonostante tutto la vita va avanti, si continua e si fanno le cose che ci rendono esseri umani. E anche questo ci serve per crescere (analista docet).Lei dice che stiamo andando bene, che stiamo rompendo degli schemi. Che siamo forti e speciali. Che ce la faremo. Non senza dolore, ma anche con tanta gioia e felicità.
Speriamo.